Per fortuna ci sono i tedeschi

Per fortuna ci sono i tedeschi1

Dopo la campagna elettorale del 2001 di Bressa, iniziata nel febbraio in qualita’ di sottosegretario alle minoranze presentando la Relazione della commissione per l’evoluzione dell’autonomia in provincia di Bolzano, e terminata con la sua memorabile elezione insieme a Peterlini, tandem riconfermato nel 2006 e nel 2008, che avrebbe dovuto storicamente mutare i rapporti politici tra le popolazioni locali; dopo l’irruzione bolzanina svolta immediatamente dopo le elezioni dello stesso anno da parte degli esponenti di Forza Italia del Governo Berlusconi che aveva appena vinto le elezioni, dove nella sede di rappresentanza dello Stato, il Commissariato del Governo, questi hanno svolto un’iniziativa di partito, con un messaggio politico-mediatico del tipo “Abbiamo vinto e ve la faremo pagare”; dopo il comizio berlusconiano in occasione delle elezioni amministrative del 2005 con il famoso dito medio alzato di Berlusconi con la Biancofiore che rideva sguaiatamente con la bocca talmente spalancata da mostrare la mancanza di un premolare superiore sinistro; dopo il “Tavolo dell’autonomia” di Prodi convocato dopo le elezioni politiche del 2006, vinte con un vantaggio di ben 20.000 voti su 40 milioni, lo 0,05 % dei voti, mai piu’ riconvocato dopo il sontuoso ed affollatissimo buffet iniziale; dopo le recenti dichiarazioni del Ministro degli Esteri del governo italiano, che si e’ preso la briga di criticare duramente l’elezione di un esponente del Partito della Liberta’ da parte dell’SVP, minacciando ritorsioni riguardanti l’emanazione di norme di attuazione, finalmente un uomo di stato viene in Alto Adige a dire cose sensate.

Questo uomo di stato non e’ italiano, ma e’ il Presidente della repubblica austriaca Heinz Fischer, che ci fa riemergere dalla memoria l’importanza dell’affermazione battistiana contenuta in un celebre scritto del 1895 riguardante i rapporti tra socialismo e questione nazionale, dove Cesare Battisti scriveva: “Il socialismo tende a spogliare il sentimento nazionale da quell’orgoglio barbarico che lo deturpa; il socialismo vuole che non si ripeta il nefando costume di onorare i propri grandi col detrarre quelli delle altre nazioni, che si riconosca l’eroismo e la magnanimita’ solo nei martiri della propria patria per coprire di contumelie gli eroi nazionali degli altri popoli; il socialismo domanda che, messo da parte ogni spirito di odio, si prenda il bello ed il buono dovunque si trovi, in Austria come in Francia, in Inghilterra come in America.”

Giunto a Bressanone per invito di Durnwalder – a dimostrazione dei continui rapporti che giustamente ed intelligentemente l’SVP mantiene con i massimi esponenti del governo e dello Stato austriaco, a prescindere dal loro orientamento politico, esattamente l’opposto di quello che fanno gli esponenti politici altoatesini, che non riescono nemmeno a farsi ascoltare dagli esponenti politici romani del proprio partito, ne’ quando stanno al governo ne’ quando stanno all’opposizione -, Fischer ha ribadito la propria contrarieta’ all’obiettivo propagandistico attualmente irraggiungibile dell’autodecisione, affermando che l’unica strada percorribile e’ quella dell’autonomia; ha elegantemente glissato sulla questione della doppia cittadinanza che tanto piace agli esponenti oltranzisti dell’SVP che vogliono sempre tenere aperte delle vertenze etniche ed all’onorevole Bressa, eletto anche con i loro voti; non ha voluto riproporre la questione della grazia ai terroristi sudtirolesi non essendoci sostanziali novita’ sulla questione.

Ora non credo che l’affermazione battistiana vada stravolta, riconoscendo il bello ed il buono solamente all’estero, rispettando solamente i politici stranieri e coprendo di contumelie i politici nazionali, ma se avessi visto e sentito dire da qualche esponente di governo italiano, di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, analisi politiche cosi’ semplici e chiare con un atteggiamento politico cosi’ coerente e conseguente, avrei meno perplessita’ nel credere che la situazione politica ed etnica locale possa prendere un’altra piega rispetto a quella assunta negli ultimi decenni, causata dalla debolezza dei rapporti numerici locali e dalla pochezza ed incoerenza degli esponenti politici italiani locali e nazionali. Fischer ha intelligentemente ed elegantemente ricordato che “l’autonomia e’ l’espressione greca dell’autodeterminazione”, ma la realta’ locale sembra dimostrare che l’autonomia e’ l’espressione sudtirolese della mancata autodeterminazione, pagata dallo Stato italiano e subi’ta da chi fa parte del disprezzato Staatsvolk, sempre piu’ consapevole di essere amministrato meglio che in qualunque altra regione italiana ma oramai certo di non contare politicamente assolutamente nulla e che sempre piu’ spesso guarda con invidia i politici che rappresentano gli interessi dei sudtirolesi.

Per fortuna che ci sono i tedeschi!

Bolzano, 11 giugno 2011. Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 17 giugno 2011.