Monumenti & ipocrisia1
La citta’ e la provincia che si sono candidate a capitale europea della cultura e spesso si propongono come modello di convivenza tra le culture nelle scorse settimane sono state travolte prima da una polemica sui monumenti d’epoca fascista e poi da una polemica sui festeggiamenti dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia caratterizzate da toni retorici ed una massiccia ipocrisia diffusa.
Il sindaco di Centrosinistra, dopo la lettera di Bondi che dava all’SVProvincia carta bianca sui monumenti realizzati durante il fascismo in cambio della fiducia parlamentare, prima ha dichiarato, non senza qualche ragione, che “Il governo ha calato le braghe ed ha venduto l’Alto Adige per due voti al Parlamento”, espressione volgarotta ma che rende bene il concetto, espressione utilizzata, non senza qualche ragione, dal Centrodestra antiautonomista per decenni per commentare gli accordi Centrosinistra/SVP. Poi ha detto che l’opera di Piffrader non sarebbe mai stata spostata dalla piazza del Tribunale, ma il giorno dopo, quando Durnwalder gli ha ricordato che l’accordo consente alla SVProvincia di fare tutto cio’ che vuole anche senza il consenso del Comune e che quindi l’avrebbe spostata, ha detto che era d’accordo con lo spostamento. Quando esperti veri e presunti ed anche meno esperti gli hanno fatto notare che la soluzione migliore sarebbe stata la storicizzazione ed anche Durnwalder ha accettato l’idea, ha detto che era favorevole alla storicizzazione. Infine ha detto che l’operazione sarebbe stata “un prezzo da pagare” per la convivenza.
Gli ha fatto eco l’ex sindaco di Centrodestra, il quale ha affermato che i sudtirolesi dovrebbero portare dei fiori all’effigie del Duce, perche’ il regime ha portato qui anche molta ricchezza e modernizzazione, richiamando alla memoria l’immagine idilliaca del tricolore in ogni maso della deputata bolzanina del Centrodestra.
La settimana successiva, quando le dichiarazioni di Durnwalder relative alla mancata partecipazione alle iniziative per il 150° anniversario dell’Unita’ sono finite sulle prime pagine dei giornali nazionali, il sindaco di Centrosinistra, dopo avere partecipato alle celebrazioni hoferiane, ha affermato che Andreas Hofer aveva lottato per valori universali e che e’ sempre stato un suo eroe, “fin da bambino”!
Sicuramente il sindaco ha fatto bene a partecipare in veste ufficiale a queste celebrazioni, visto che il sindaco rappresenta tutta la popolazione cittadina e che per la maggior parte della popolazione sudtirolese Hofer rappresenta un eroe, ma non bisogna dimenticare che queste celebrazioni non hanno carattere istituzionale e sono espressione di una parte, anche se maggioritaria, della popolazione sudtirolese, che lo considera uno degli elementi costitutivi dell’identita’ tirolese. Da qui a sostenere che Hofer – giustamente mitizzato anche dai trentini ed utilizzato politicamente anche da quei movimenti politici ultrareazionari che mitizzano le “insorgenze antinapoleoniche” come espressione popolare, di quelle popolazioni egemonizzate dalla cultura cattolica vandeana che al grido di “Viva Maria” si opponevano agli ideali della Rivoluzione francese esportati ed imposti, anche con la forza, dalle truppe napoleoniche -, avesse lottato per dei valori universali il passo e’ breve, ma non e’ assolutamente logico.
L’alternativa alle mutande tricolori dei nazionalisti italiani non deve necessariamente essere costituita dai Lederhosen tirolesi, e speriamo che i nostri figli crescano con altri eroi di riferimento rispetto a quelli dell’ex sindaco di Centrodestra e di quello attuale di Centrosinistra.
E speriamo che un giorno il popolo possa vivere come auspicava Brecht, quando affermava: “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi.”
Bolzano, 24 febbraio 2011.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 28 febbraio 2011.