Il centrodestra ed il fattore BB

Il centrodestra ed il “fattore BB”1

Per giustificare il leader dell’opposizione di destra Minghetti passato alla maggioranza Agostino Depretis, in un celebre discorso parlamentare svolto nel 1882 affermo’, quasi sconsolato: “Se qualcuno vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo ?” In realta’ il passaggio dei parlamentari da uno schieramento all’altro era incentivato da accordi extraparlamentari ed interessi personali sempre motivati da roboanti discorsi, ed il trasformismo segno’ la fine di ogni distinzione ideologica e programmatica tra Destra e Sinistra fino alla fine dell’eta’ giolittiana.

Dopo la parentesi fascista, che per la prima volta vide in Italia il coinvolgimento popolare nella politica, l’atteggiamento nei confronti della politica cambio’, ma gia’ nell’immediato dopoguerra il movimento dell’Uomo qualunque ebbe un inimmaginabile successo a partire dal primo numero del giornale, che affermava: “I programmi delle forze politiche italiane sono tutti affascinanti; le idee da cui nascono sono tutte indubbiamente nobili; i propositi in cui si affermano e si concretano appaiono tutti indistintamente degni di lode. Liberta’, giustizia, prosperita’ sono generosamente proposti da tutti e, in teoria, non c’e’ che l’imbarazzo della scelta del piu’ virtuoso fra tanti partiti tutti egualmente perfetti. In pratica assistiamo all’ignobile spettacolo, al brulicare di una verminaia di ambizioni, ad una rissa feroce per conquistare i posti di comando, per fare il proprio comodo ed i propri affari.” Cosi’ scriveva Giannini nel 1944, concludendo che i 10.000 politici di professione opprimevano i 50.000.000 di Italiani. Ora la popolazione italiana ha avuto un incremento del 20%, arrivando a 60.000.000, e lo stesso incremento applicato ai politici dovrebbe portare a 12.000 il numero delle persone che vivono di politica, ma le persone che in Italia vivono direttamente o indirettamente di politica sono circa 2.000.000, con un incremento del 20.000 %, persone che non cercano assolutamente di risolvere i problemi, ma hanno principalmente lo scopo di crearne, per dimostrare la loro utilita’ sociale. Ma chi scrive queste cose e’ immediatamente bollato come “qualunquista” ed eliminato dal novero delle persone socialmente impegnate.

Ora, dopo il prevedibile risultato delle elezioni amministrative preventivamente caricate di valenza politica, dopo mesi passati a criticare e/o difendere il premier non per la sua attivita’ politica diurna ma per i suoi comportamenti notturni, nel Centrodestra si assiste ad un’incredibile serie di dichiarazioni, tipo: “Lascio Berlusconi perche’ gli voglio bene!”, con un linguaggio che una volta sarebbe stato concepibile solamente tra ragazzini per giustificare la fine di una love story adolescenziale, ma che in realta’ nasconde l’esigenza dei politici, tutti i politici, a prescindere dalle coalizioni, di avere spazi mediatici sui quali emergere anche senza progetti concreti, in quanto leader di una corrente, che puo’ essere anche una combriccola, perche’, come diceva Giulio Cesare: “Meglio primo in Gallia che secondo a Roma”. Questa dinamica, penosa ovunque, qui al paese dello Speck, tra la minoranza territoriale nella provincia governata dalla minoranza nazionale, assume contorni grotteschi.

Gia’ dopo il 1945 gli altoatesini, non avendo una presenza precedente l’avvento del fascismo rilevante e politicamente organizzata alla quale riallacciarsi, ebbero con i partiti nazionali un rapporto di “franchising”, quel contratto commerciale in base al quale una ditta affermata concede ad un imprenditore locale il diritto di avvalersi del proprio marchio piu’ o meno prestigioso, purche’ questo si impegni a vendere in esclusiva i prodotti dell’azienda in una sede adeguata. Ma dopo Tangentopoli ed il completo distacco dai rapporti di potere statali, evidenziato anche negli scorsi mesi in occasione della fiducia a Berlusconi e Bondi, dove e’ risultato evidente che anche per i governi di Centrodestra, come per quelli di Centrosinistra, e’ molto piu’ importante rapportarsi con l’SVP piuttosto che con i rappresentanti parlamentari degli altoatesini, risulta evidente che per gli altoatesini vale una sorta di Legge di Murphy (o della sfiga cosmica) della politica, per cui qualsiasi cosa facciano si fanno sicuramente del male, ricordando in qualche modo la situazione dei condannati sottoposti alla garrota o incaprettati i quali, tentando di liberarsi, stringono ulteriormente il nodo che li imprigiona.

Ricorda la scena finale di Wargames, con la frase: “Strano gioco, l’unica mossa vincente e’ non giocare”. Ma intanto gli altri continuano a giocare, quasi come il gatto col topo.

Bolzano, 1° giugno 2011.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 2 giugno 2011.