Credere & obbedire

Credere & obbedire1

La commissione di esperti incaricata di giudicare i progetti riguardanti gli interventi relativi al bassorilievo di Piffrader conseguenti al voto di scambio Bondi/SVP ha scelto i cinque progetti giudicati piu’ interessanti, che riceveranno un premio di 4.000 €uro l’uno, per un totale di 20.000 €uro, che insieme alle indennita’ per i membri della commissione stessa e le spese per la sua realizzazione costituiranno la spesa complessiva dell’operazione. I progetti francamente non entusiasmano nessuno e se sono veramente i migliori dei 486 progetti presentati dobbiamo preoccuparci della vanita’ e delle doti artistiche e progettuali degli altri 481 concorrenti o dobbiamo preoccuparci dei criteri adottati dalla commissione, che forse non ha nemmeno letto attentamente il bando di gara frettolosamente redatto, che diceva chiaramente:

“La trasformazione della facciata dovra’ presentare una soluzione che trasformi il fregio dello scultore Hans Piffrader che nel suo programma iconografico esalta il regime fascista, in un luogo di memoria che non sara’ piu’ visibile direttamente ma sara’ accessibile per una visita consapevole e commentata adeguatamente attraverso testi di spiegazione. Allo stesso tempo dovra’ essere chiaramente espressa l´odierna presa di posizione di uno stato democratico nettamente contraria al messaggio politico trasmesso dal fregio.”

Tre dei cinque progetti scelti non solo non prevedono che il bassorilievo non sia “piu’ visibile direttamente”, ma anzi accentuano la curiosita’ verso un bassorilievo che, se non fosse per le speculazioni politiche dei nazionalisti italiani e tedeschi, sarebbe rimasto nell’indifferenza generale in cui giaceva da oltre sessant’anni, e quattro dei cinque progetti non prevedono alcun “testo di spiegazione”.

La confusione evidentemente non alberga solamente nelle teste dei membri della commissione, se leggiamo che uno degli architetti concorrenti con un progetto che prevedeva la copertura dell’opera con un vetro sul quale proiettare l’immagine del bassorilievo lasciando un buco in corrispondenza dell’imbarazzantissimo duce a cavallo e’ lo stesso uomo che, in qualita’ di politico, non piu’ tardi di un mese fa sosteneva che la popolazione sudtirolese dovrebbe portare dei fiori sotto l’immagine del duce, vista la ricchezza e la civilta’ portata, a suo dire, dal fascismo in Alto Adige.

Il progetto che suscita i giudizi piu’ lusinghieri dei politici altoatesini scelti a governare dall’SVP e’ quello che prevede la proiezione permanente sul bassorilievo del testo trilingue della citazione di Hannah Arendt “Nessuno ha il diritto di obbedire” con la quale l’autrice dalla “Banalita’ del male” richiamava con una frase paradossale alle responsabilita’ individuali rispetto alle dittature.

Certamente la frase di Don Milani che negli anni Sessanta ci ricordava che “l’obbedienza non e’ piu’ una virtu’” sarebbe stata molto piu’ significativa, anche perche’ non paradossale e quindi di univoca interpretazione, oltre che piu’ attinente alla richiesta del bando, che richiedeva fosse “chiaramente espressa l´odierna presa di posizione di uno stato democratico nettamente contraria al messaggio politico trasmesso dal fregio”, ma Don Milani era troppo italiano ed antiautoritario per godere delle simpatie della giuria, dell’SVP e degli esponenti altoatesini chiamati a governare dall’SVP, i quali interpretando la frase della Arendt nel suo significato vero, opposto a quello letterale, relativo al dovere di prendere posizione personalmente e politicamente rispetto alle ingiustizie della storia, avrebbero sicuramente delle difficolta’, rispecchiandosi invece meglio nello slogan mussoliniano di Credere, obbedire e combattere. Credere di essere politicamente significativi, o ritenere che qualcuno possa ancora credere che qualcuno li consideri significativi; obbedire alle imposizioni del partito che li ha scelti – non la maggioranza degli altoatesini, ma il partito sudtirolese di maggioranza che li ha scelti – proprio per la loro disponibilita’ ad accettare qualsiasi cosa “in nome della convivenza”, dall’eliminazione della toponomastica bilingue all’accettazione che sia il partito dei sudtirolesi a decidere come gli altoatesini possano imparare la lingua tedesca nelle scuole italiane; combattere contro chi non la pensa come loro, dando dell’antiautonomista, del nazionalista e del fascista a tutti coloro i quali combattono per una societa’ basata sulla pari dignita’ dei gruppi, obbediscono alla loro coscienza e coerenza e credono ancora sia possibile una societa’ dove la tutela delle minoranze nazionali non debba andare a discapito delle minoranze locali.

Bolzano, 21 aprile 2011.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 22 aprile 2011.