Odonomastica di Bolzano dall’annessione alla guerra

L’odonomastica di Bolzano dall’annessione alla guerra mondiale1

A partire dall’annessione le vicende dell’odonomastica bolzanina si intrecciano con le interessanti vicende della storia locale del Novecento.

Il fascismo interviene nel settore dell’odonomastica bolzanina sistematicamente solamente nel 1927, con la motivazione dell’imminente censimento generale della popolazione previsto per il 1931. Fino ad allora gli interventi urbanistici erano stati molto limitati. La commissione per la toponomastica delle vie cittadine, composta dai presidi delle scuole locali oramai italianizzate, decide i seguenti cambiamenti: Via Nuova diventa Via Piave, Via dei Campi Via Pietro Micca, Via Cassa di Risparmio Via Regina Elena, Via Eisenstecken Piazza della Vittoria, Piazza della Stazione Piazza Garibaldi, la Strada nuova (l’attuale Via Diaz) Corso Cesare Battisti, Via Lofferer Via Montegrappa, Via Lindner e Via Mumelter Corso 28 ottobre, il Lungotalvera destro Lungotalvera San Giorgio, il Lungotalvera sinistro Lungotalvera Sant’Antonio. I riferimenti alle persone, alle date ed alle localita’ si spostano quindi dalla cultura locale di lingua tedesca a quella nazionale italiana.

Nel 1928 abbiamo le denominazioni di nuove vie: Via Armando Diaz (l’attuale Via Principe Eugenio di Savoia), Viale Venezia, Via Fiume, Via Zara, Via Mendola. Si decidono le denominazioni di strade esistenti senza nome: Via Francesco Rismondo, Via Damiano Chiesa, Via Nazario Sauro, Via Fabio Filzi, dove sono attualmente, e Via Francesco Baracca, che allora si trovava tra Via Sant’ Osvaldo e Via della Dogana.

Visto che il fascismo aveva una logica – non condivisibile, ma sicuramente chiara ed intelligibile – le intitolazioni di questo periodo erano finalizzate alla costruzione di un’identita’ italiana che si doveva ispirare al Risorgimento, alla Grande guerra vista come il suo epilogo naturale ed alle “Tre Venezie”, un’”invenzione della tradizione” che avrebbe dovuto motivare geograficamente e culturalmente l’annessione della neocostituita Provincia di Bolzano; piu’ tardi i riferimenti saranno alla fase rivoluzionaria del movimento fascista, con l’intitolazione delle strade alle vittime del fascismo del periodo precedente il regime, soprattutto nella zona industriale, o all’impero ed alle localita’ africane delle battaglie colonialiste.

Altre scelte sono altamente simboliche, come l’intitolazione della Via della Mendola a Cesare Battisti, dovuta al fatto che i primi soldati italiani che entrarono a Bolzano nel novembre del 1918 arrivarono dalla Mendola percorrendo questa strada, che non a caso sbocca nella piazza, allora Foro della Vittoria, sotto un arco.

Alcune intitolazioni sono la conseguenza di circolari del Ministero degli Interni, attuate dai prefetti, che imponevano ad esempio di intitolare la strada principale a Roma, la capitale, indicazioni applicate dall’Alto Adige alla Sicilia, pur in realta’ con sentimenti nazionali molto diversi.

Nell’ambito del tentativo di ricercare delle motivazioni storiche alla dominazione italiana dell’Alto Adige-Suedtirol apparvero sull’“Archivio per l’Alto Adige”, la rivista di Tolomei, numerosi contributi riguardanti la storia di Claudio Druso, conquistatore della Germania. Druso veniva definito il fondatore di Pons Drusi, localita’ dalla quale si sarebbe in seguito sviluppata la citta’ di Bolzano, argomento sviluppato in particolar modo sulla rivista “Atesia Augusta” alla fine degli anni Trenta. Nella citta’ una torre medioevale a pianta circolare venne per questo definita Torre di Druso; il ponte costruito sul torrente Talvera alla confluenza con l’Isarco, la nuova arteria che portava verso Merano ed il campo sportivo inaugurati nel 1931, ovviamente il 28 ottobre, furono intitolati al condottiero romano; anche la Legione degli avanguardisti di Bolzano venne intitolata a Druso, e secondo Ettore Tolomei “anche il cavallo avelignese, che per i caratteri somatici e genealogici dicesi derivato dalle razze importate dalle Colonne di Druso, e’ uno dei piu’ singolari e utili prodotti della terra atesina.”

Nel 1936 Via Mendola diventera’ Via Cesare Battisti, Piazza Grande Italia Piazza Tiberio, Via Merano Via Vittorio Veneto, Via Casino Municipale Via delle Marcelline, Piazza Garibaldi Piazza Stazione, Via Mercato Via Garibaldi, Piazza Mercato Piazza Filippo Corridoni.

Nel 1939 la commissione afferma che le nuove scelte in materia di odonomastica servono anche per facilitare il compito dell’individuazione delle strade per grandi aree tematiche. In questa logica le vie della nuova zona industriale saranno intitolate ai fascisti delle origini, come Armando Casalini o il quadrumviro Michele Bianchi, ed ai sindacalisti, come Filippo Corridoni o Luigi Razza. Le arterie che portano i nomi delle citta’ o delle regioni saranno quelle dei quartieri popolari, mentre i nomi che rievocano storici o figure di grandi italiani saranno quelle della zona monumentale.

Dopo il 25 luglio del 1943, con la caduta di Mussolini, si cerca di eliminare i nomi piu’ imbarazzanti. Piazza Arnaldo Mussolini diventa Piazza Tribunale. Corso 28 ottobre si trasforma nel piu’ innocuo Via Cadorna. Nella zona industriale Razza lascia il posto a Volta, il quadrumviro Bianchi al fisico Pacinotti.

Dopo l’8 settembre 1943 le autorita’ germaniche naziste dell’Alpenvorland ripristinano le vecchie denominazioni di lingua tedesca eliminate negli anni Venti, lasciando allo stesso tempo quelle in lingua italiana imposte successivamente, dimostrando paradossalmente un atteggiamento piu’ rispettoso di altre autorita’ che, precedentemente e successivamente, hanno cercato di imporre un’unica caratteristica alla toponomastica e all’odonomastica del territorio.

Bolzano, 24 febbraio 2010.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 25 febbraio 2010.