Bilinguismo & demagogia

Bilinguismo & demagogia1

All’inizio degli anni Ottanta venni incaricato da una scuola media di Bolzano, dove si praticava l’insegnamento in compresenza della lingua uno e della lingua due, di stilare, insieme ad altri esperti, una relazione da inviare al Ministero della Pubblica istruzione, allora competente sulla scuola altoatesina, relativa ai contenuti ed alle modalita’ di realizzazione del progetto allora considerato innovativo. Conoscendo la realta’ della scuola e la demagogia che spesso caratterizza politici ed operatori scolastici quando si parla di queste tematiche sulle quali l’attenzione sociale e’ sempre molto alta, chiesi alla preside quanti fossero gli insegnanti altoatesini bilingui e quanti gli insegnanti sudtirolesi laureati e di ruolo. Imbarazzata mi rispose che gli insegnanti altoatesini erano tutti laureati e di ruolo, ma che solamente una era almeno formalmente bilingue, provvista dell’attestato di bilinguismo per la carriera di concetto, mentre gli insegnanti di tedesco erano tutti italiani dichiaratisi tedeschi al censimento del 1981 – come prevedeva lo norma di attuazione che obbligo’ tutti gli insegnanti di tedesco-lingua straniera a dichiararsi tedeschi al censimento, altrimenti avrebbero perso la titolarita’ della sede ! – tutti provvisti dell’attestato di bilinguismo, ma nessuno era laureato. La sperimentazione basata sulla compresenza di due insegnanti era cosi’ affidata ad insegnanti italiani laureati, ma non bilingui, ed insegnanti italiani dichiaratisi tedeschi bilingui, ma non laureati, i quali, non essendo di ruolo, cambiavano sede ogni anno.

All’inizio degli anni Novanta, mentre infuriava la polemica sull’insegnamento veicolare della seconda lingua, richiesto da molte scuole italiane ed assolutamente negato dall’SVP, stavo schedando il quotidiano «Alto Adige» e mi e’ capitato di leggere un articolo del 1948, nel quale si dava notizia dell’avvio della scuola bilingue sperimentale presso la scuola elementare “Longon” di Bolzano ed un altro articolo relativo all’insegnamento veicolare della matematica in tedesco presso la stessa scuola. Incuriosito ne parlai con l’ex assessore provinciale socialdemocratico Molignoni, che nel 1948 era stato direttore didattico della scuola, e gli chiesi ingenuamente come fossero riusciti a superare il veto dell’SVP. Mi rispose che all’epoca le competenze scolastiche erano statali, che tutta la classe dirigente scolastica italiana era favorevole a queste iniziative ed era consapevole che la classe dirigente sudtirolese liberale e cattolico-sociale, che aveva fondato l’SVP nel 1945, non poteva dirsi contraria, pur rappresentando una popolazione che era stata cosi’ massicciamente nazista fino al 1945. Lo stesso ragionamento me lo fece Luisa Zwerger, moglie del partigiano comunista Mario Leoni, l’insegnante che organizzo’ in quegli anni l’insegnamento della “seconda lingua”, che allora si chiamava “lingua straniera”, nelle scuole elementari italiane, la quale aggiunse che l’esperimento falli’ per l’assoluta mancanza di insegnanti adeguatamente preparati, cioe’ competenti nelle discipline d’insegnamento e bilingui.

Le stesse argomentazioni sostenute, oltre 60 anni dopo la sperimentazione del 1948, dal neoassessore alla scuola Tommasini, il quale ha candidamente ammesso il fallimento dell’unica sperimentazione di scuola superiore bilingue attuata al liceo classico in lingua italiana di Bolzano, voluta nel 2003 e demagogicamente spacciata dall’assessora allora competente come l’avanguardia di un nuovo sistema scolastico bilingue, tra il plauso dei sindacalisti filogovernativi e degli esperti profumatamente pagati.

Tra la demagogia della sinistra che quando era all’opposizione ha basato le proprie fortune politiche denunciando le storture delle scuole separate, del mancato bilinguismo, ecc., e quando e’ andata al governo con l’SVP non ha fatto nulla di concreto che non fosse gradito al dominus di questo sistema di potere delle societa’ separate e l’idiozia della destra che, fino a dieci anni fa, gridava nella piazze “siamo in Italia, parliamo in italiano, e non impariamo il tedesco!”, la scuola italiana in Alto Adige e’ ancora ben lontana dal bilinguismo che sarebbe stato indispensabile gia’ 60 anni or sono e dal trilinguismo richiesto dalla nuova realta’ europea.

Bolzano, 16 giugno 2010.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 17 Giugno 2010.