Eravamo quattro amici al bar

Eravamo quattro amici al bar1

Come tradizione, anche quest’anno provo a fare una sintesi storico-politica utilizzando una canzone famosa.

Eravamo quattro amici al bar

Eravamo quattro amici al bar

che volevano cambiare il mondo

destinati a qualche cosa in piu’

che a una donna ed un impiego in banca

si parlava con profondita’ di anarchia e di liberta’

tra un bicchier di coca ed un caffe’

tiravi fuori i tuoi perche’ e proponevi i tuoi faro’.

Eravamo (o erravamo ?) quattro amici al bar

Eravamo tanti: giovani, interetnici, alternativi e di sinistra.

Sognavamo una terra abitata da persone libere di manifestare le proprie culture, non necessariamente etniche, crescendo in una scuola plurilingue ed in una societa’ libera e multiculturale.

La politica dell’SVP ci sembrava rappresentare esattamente l’opposto: proponeva una societa’ divisa etnicamente, con dei gruppi sempre nettamente separati e conseguentemente spesso contrapposti, negando l’esistenza di persone bilingui statutariamente non riconosciute nemmeno al censimento, la possibilita’ di costruire scuole ed associazioni bilingui. Criticavamo l’autonomia esclusivamente etnica e spesso revanchista, l’applicazione esasperante e dilagante della proporzionale, il censimento etnico, la nomina politica dei giudici del Tar ed altre cosette di questo tipo.

Perche’, come insegna l’ermeneutica, i pregiudizi impediscono di leggere oggettivamente la realta’ e dare giudizi sereni.

Eravamo tre amici al bar

uno si e’ impiegato in una banca

si puo’ fare molto pure in tre

mentre gli altri se ne stanno a casa

si parlava in tutta onesta’ di individui e solidarieta’

tra un bicchier di vino ed un caffe’

tiravi fuori i tuoi perche’ e proponevi i tuoi pero’.

I primi ad andarsene sono stati quelli del PCI.

Non quando sono entrati nelle istituzioni, visto che non sono mai stati extraparlamentari, ma quando sono entrati in giunta provinciale, nel 1993 con Viola, un onestissimo e coraggiosissimo maestro della demistificazione politica al quale va riconosciuto il merito di teorizzare apertamente quello che la storia ci ha insegnato anche successivamente sui rapporti politici con il Partito-Stato-Provincia, che puo’ cooptare in giunta chiunque, purche’ sia oramai allo stremo delle forze ed impossibilitato a contrattare politicamente.

I secondi sono stati i sindacati confederali.

Nella legislatura 1993-1998 hanno contestato Viola per la sua politica considerata troppo appiattita sotto le posizioni dell’SVP. Quando poi e’ stata eletta al suo posto l’ex segretaria della GCIL-AGB non e’ cambiato nulla nel rapporto con il partito dominante nell’amministrazione dominante – altro che concertazione! -, ma i sindacati sono improvvisamente diventati filogovernativi, ad esempio nel settore della politica scolastica, qui dove la riforma Moratti e’ gia’ stata anticipata da tempo e pianificata per il prossimo futuro, mentre gli incidenti sul lavoro vengono commentati e denunciati “con sdegno e rabbia” soprattutto se avvengono fuori provincia, al di fuori della competenza territoriale della loro ex segretaria, che ha recentemente presenziato con gran soddisfazione alle cerimonie per il 20° anniversario del Tar dimenticandosi che i giudici sono ancora nominati dal potere politico. Ma forse la soddisfazione era dovuta al fatto che adesso i giudici italiani spera di nominarli lei.

Eravamo due amici al bar

uno e’ andato con la donna al mare

i piu’ forti pero’ siamo noi

qui non serve mica essere in tanti

si parlava con tenacita’ di speranze e possibilita’

tra un bicchier di whisky ed un caffe’

tiravi fuori i tuoi perche’ e proponevi i tuoi saro’.

I terzi sono stati i Verdi.

I Verdi, che hanno iniziato la loro attivita’ politica alla fine degli anni Settanta paragonando il Sudtirolo al Sudafrica, dicendo che qui vigeva un regime di apartheid, nel 2001 hanno invitato i propri elettori a votare i candidati SVP e DC “per il futuro di questa terra”.

L’SVP pur di non prendersi in giunta gli ex neo-poi post-ora antifascisti, prima anti-ora filoautonomisti, gente che comunque da vent’anni raccoglie la maggior parte del consenso elettorale degli italiani del maso, si e’ presa in due giunte comunali anche dei Verdi, italiani ovviamente, visto che continua a considerarsi il partito etnico dei sudtirolesi. Questi poverini hanno pensato di poter portare avanti una politica interetnica alleandosi, da posizioni di minoranza, con un partito statutariamente etnico.

Nell’estate del 2001, dovendo votare una Verde italiana come presidente del Consiglio provinciale per lo stesso motivo, le hanno fatto firmare un documento nel quale si e’ impegnata a non approvare eventuali mozioni riguardanti il censimento ed altri argomenti “contrari ai pilastri ed allo spirito dell’autonomia”. Il 25 settembre la sempreverde Cristine Kuri, che probabilmente era sovrappensiero durante la campagna elettorale precedente e non si era accorta che la stava facendo insieme all’SVP ed alla DC, ricordando improvvisamente gli ideali giovanili ha presentato una bella mozione nel Consiglio provinciale per modificare il censimento, perche’ se e’ giusto che l’autonomia sia dinamica, anche il censimento deve essere dinamico, come la societa’.

Al momento del voto il centrosinistra italico, compresa la sua collega di partito, e’ uscito di soppiatto dall’aula. , come spesso accade quando si tratta di discutere mozioni di estremo buon senso ma sgradite ai talebani etnici dell’SVP e come forse un giorno capitera’ ai rappresentanti talebani del centrodestra italico qualora entrassero in giunta provinciale. Solamente Cigolla e’ rimasto, forse perche’ non invitato a bersi l’aperitivo alla buvette, ed ha votato. Come l’SVP.

Son rimasto io da solo al bar

gli altri sono tutti quanti a casa

e quest’oggi verso le tre son venuti quattro ragazzini

son seduti li’ vicino a me con davanti due coche e due caffe’

li sentivo chiacchierare han deciso di cambiare

tutto questo mondo che non va.

I giovani sono sempre stati politicamente avversi al potere, e qui al paese i giovani altoatesini vedono nel centrosinistra italico non un alleato autorevole e credibile dell’SVP, ma un coacervo di persone – tra l’altro sempre le stesse – che si riorganizzano continuamente in una miriade di sigle politiche, a volte anche pura espressione di fantasia, pur di occupare i posti di sottogoverno che il partito localmente dominante magnanimamente concede agli italici locali. , e da vent’anni votano per protesta il partito che ha sempre fatto la voce grossa non solamente con l’SVP, ma con i sudtirolesi, non solamente contro l’uso dell’autonomia, ma contro il concetto stesso di autonomia.

Sono qui con quattro amici al bar

che hanno voglia di cambiare il mondo.

La vicenda di Merano, dove, in un caso piu’ unico che raro, il centrosinistra italico ha deciso di opporsi alla politica dell’SVP sul progetto del maxitunnel di Monte Benedetto, ha dimostrato che questo partito puo’ tranquillamente girarsi dall’altra parte dell’aula sicuro di trovare delle persone che, per gli stessi motivi di cui sopra, sono disponibili a dimenticarsi tutto quello che hanno detto (spesso ingiustamente) negli anni passati a contestare la politica di cui vorrebbero diventare protagonisti attivi, riconosciuti e pagati. Nel caso specifico si trattava di esponenti di Forza Italia e degli “urziniani” di AN, che solitamente accusano il loro Federale di essere troppo accondiscendente con l’SVP.

Perche’ essendo l’SVP un “partito pigliatutto”, che comprende posizioni politiche che vanno dalla destra nazionalista e razzista alla sinistra socialdemocratica, passando per i liberal berlusconiani ed i numerosissimi e maggioritari centristi lobbysti conservatori, e’ sufficiente mettere in luce solamente uno dei molteplici aspetti della sua politica e della sua rappresentanza per motivare logicamente solide alleanze “senza se e senza ma” o coerenti opposizioni “dure & pure”. Dipende dalla distanza/vicinanza dal/al potere. O dalla voglia di entrarci.

E poi ci troveremo come le star

a bere del whisky al Roxy Bar

o forse non c’incontreremo mai

ognuno a rincorrere i suoi guai.

Gino Paoli, 1991

Come diceva Brecht: “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi.”

Non sento la mancanza di eroi, ma quattro politici altoatesini sinceramente autonomisti, intelligenti, onesti, coerenti, propositivi, rappresentativi e tendenzialmente interetnici non mi dispiacerebbero proprio.

P.S.
L’Antitrust, il garante per la libera concorrenza, ha recentemente condannato la Telecom per “abuso di posizione dominante” con un’ammenda di 152 milioni di €uro. Purtroppo non c’e’ un’authority simile per la politica, altrimenti il partito/Provincia localmente dominante sarebbe continuamente sottoposto a pesanti sanzioni amministrative.

Ma forse si potrebbe denunciarlo per “abuso di minori” o “circonvenzione di incapace”.

Bolzano, 30 dicembre 2004.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” l’8 gennaio 2005.