Necessità & virtù

 

Necessità & virtù1

Nei primi giorni dell’anno scolastico la stampa locale ha ampiamente riportato i dati relativi alle iscrizioni nelle scuole altoatesine-sudtirolesi, con le dichiarazioni delle responsabili scolastiche gonfie di orgoglio per l’incremento quantitativo delle scuole italiche, dovuto anche alla presenza dei figli degli immigrati. Ma proviamo a fare due conti.

Il quotidiano “Alto Adige” di domenica 12 settembre riportava i seguenti dati: 16.775 iscritti nelle scuole italiane, cioe’ il 22% del totale degli iscritti; 56.000 in quelle tedesche, cioe’ il 74% del totale degli iscritti; 3.000 in quelle ladine, cioe’ il 4% del totale degli iscritti, che complessivamente sono 75.800, il 100%.

Il 58,8% degli alunni immigrati e’ iscritto alle scuole italiane; il 39,7% alle scuole tedesche; l’1,5% alle scuole ladine. Il giornale ci ricorda che presso la scuola “Dante Alighieri” di Bolzano cinque anni fa vi erano 30 bambini extracomunitari, mentre oggi sono 110 su 500; in alcune classi sono il 50% degli iscritti. L’articolo non ci dice quanti sono complessivamente i bambini extracomunitari iscritti nelle scuole della provincia, ma ci fornisce solamente le percentuali relative agli iscritti extracomunitari nelle scuole italiane, tedesche e ladine. Ci soccorre la rivista ufficiale della Provincia, “Provincia autonoma”, dove una assessora sorridente e soddisfatta ci ricorda che gli extracomunitari residenti in provincia sono oramai poco meno di 20.000 persone, piu’ del 4% della popolazione, quasi quanti i ladini, cosa che ho avuto personalmente modo di scrivere inutilmente piu’ volte anni or sono, cosi’ come mi piace ricordare che i mistilingue sono circa il 10% della popolazione. Oltre a questo nella nota assessorile si legge che gli extracomunitari iscritti nelle scuole italiane dell’Alto Adige sono 1.500. Questo e’ un dato interessante, perche’ ci consente di integrare, attraverso le percentuali gia’ conosciute, il quadro complessivo. Facendo le debite proporzioni, se gli alunni stranieri iscritti nelle scuole italiane sono 1.500, cioe’ il 58,8% del totale degli alunni stranieri iscritti, gli alunni stranieri iscritti nelle scuole sudtirolesi sono 1.000, cioe’ il 39,7% del totale degli alunni stranieri iscritti; gli alunni stranieri iscritti nelle scuole ladine sono 50, cioe’ l’1,5% del totale degli alunni stranieri iscritti; gli iscritti stranieri complessivamente sono 2.550, il 100%.

Togliendo dal numero degli iscritti gli alunni stranieri, risulta che nelle scuole italiane ci sono 15.300 iscritti (16.800-1.500); nelle scuole tedesche ci sono 55.000 iscritti (56.000-1.000); nelle scuole ladine ci sono 2.950 iscritti (3.000-50).

Tolti gli extracomunitari, gli alunni iscritti alle scuole italiane sono il 21% della popolazione scolastica; gli alunni iscritti alle scuole tedesche sono il 75% della popolazione scolastica; gli alunni iscritti alle scuole ladine sono il 4% della popolazione scolastica.

Dopo la pubblicazione dei dati del censimento etnico del 2001, qualcuno aveva fatto notare entusiasticamente che il temuto crollo degli altoatesini non si era verificato, visto che nel 1961 erano il 34,3%, nel 1971 il 33,3%, nel 1981 il 28,7%, nel 1991 il 26,5% e nel 2001 il 24,5%. “Abbiamo tenuto saldamente, siamo nel calo fisiologico” dicevano politici che non hanno ben capito che nulla di cio’ che avviene socialmente e’ naturale, come diceva Brecht. Ma da anni gli iscritti nelle scuole italiane, tolti gli stranieri, sono almeno il 4% in meno rispetto alla percentuale degli italiani dichiarati al censimento, mentre nelle scuole tedesche accade il fenomeno opposto.

Le spiegazioni possibili sono piu’ d’una, e probabilmente interagiscono tra di loro.

La maggior parte dei “mistilingue”, non potendosi dichiarare tali e non avendo un sistema scolastico ad hoc, si iscrivono nelle scuole di lingua tedesca e si dichiarano tedeschi ai censimenti, visto il meccanismo perverso della proporzionale, che da trent’anni ogni dieci anni quantifica i gruppi e concede chance di vita (risorse economiche e occupazionali) maggiori a chi sta sempre meglio e minori a chi sta sempre peggio. Solamente gli alunni extracomunitari, che evidentemente non vengono considerati una risorsa, non vengono suddivisi in base alla proporzionale. Molti italiani di periferia, pensando al futuro dei loro figli, li iscrivono nelle scuole tedesche. Gli italiani che se lo possono permettere iscrivono i loro figli nelle scuole private cattoliche, autorizzate da anni a praticare l’insegnamento veicolare della seconda lingua, cosi’ osteggiato nelle scuole pubbliche dall’SVP, e quelli che si possono permettere un budget maggiore investono in baby-sitter sudtirolesi-doc e crescono i figli bilingui in famiglie monolingui, iscrivendo i propri figli nelle scuole tedesche. Accade anche il contrario, ma in misura nettamente inferiore. Altro elemento e’ costituito dalla struttura per classi d’eta’ delle popolazioni, rappresentata dalla “piramide della popolazione”, quell’istogramma a barre orizzontali che rappresenta la popolazione per fasce d’eta’. Normalmente le fasce d’eta’ piu’ basse sono le piu’ consistenti, e quindi l’istogramma assume una forma piramidale. Nelle societa’ avanzate e/o urbane il tasso di fecondita’ diminuisce vistosamente, e la struttura dell’istogramma somiglia ad un rettangolo. Nelle societa’ “problematiche”, dove per svariati motivi sicuramente non naturali (ricordate Brecht?) lo sviluppo demografico e’ sempre minore, l’istogramma assume una forma di piramide rovesciata, dove le barre piu’ lunghe corrispondono alle fasce d’eta’ piu’ alte. Ed e’ normalmente considerato dai demografi un importante elemento indicatore sulle prospettive di sviluppo di una popolazione. Nella citta’ di Bolzano, ad esempio, stando ai dati del “Piano sociale” commissionato dal Comune, nel quartiere Europa-Novacella i giovani fino ai 24 anni sono il 18,7% della popolazione, mentre gli ultracinquantacinquenni sono il 39,7%, e per ogni residente d’eta’ inferiore ai 14 anni ve ne sono 2 d’eta’ superiore ai 65. Ma nei centri minori la situazione e’ diversa. In Pusteria, nell’alta Venosta e nell’alta Val d’Isarco le scuole italiane rimangono aperte soprattutto per la presenza di extracomunitari.

In Lombardia ed in Liguria si discute pubblicamente della possibilita’ di stabilire delle quote di presenza degli extracomunitari nelle scuole, anche per evitare che questa presenza, cosi’ forte nei quartieri poveri e degradati, inneschi anche razzismo tra chi ha gia’ numerosi altri problemi. Anche in Alto Adige, soprattutto a Bolzano, c’e’ il rischio che le scuole italiane – che dopo 30 anni di secondo Statuto non hanno ancora raggiunto l’obbiettivo di un buon livello di insegnamento della seconda lingua – in futuro siano frequentate soprattutto dai figli degli extracomunitari e degli altoatesini che non hanno la possibilita’ di scegliere per i propri figli altre strade, aggiungendo nuovo razzismo nei confronti degli extracomunitari al vecchio nazionalismo nei confronti dei sudtirolesi. Razzismo e nazionalismo che vanno sicuramente combattuti, ma proprio per questo anche capiti e prevenuti. Chi si vanta della presenza cosi’ numerosa dei bambini extracomunitari nelle scuole italiane, facendo di necessita’ virtu’, senza rendersi volutamente conto che da anni le iscrizioni alle scuole italiane sono almeno del 4% inferiori rispetto alle dichiarazioni al censimento, potrebbe forse approfittare di questa situazione e dell’autonomia scolastica per progettare un sistema scolastico dove ognuno ed ogni gruppo possa sentirsi realmente garantito nella/e propria/e cultura/e ed interessato alle diverse culture. Difficile da farsi con chi culturalmente, politicamente e statutariamente, ha sempre lottato contro ogni “ibridazione e contaminazione” etnica, nega l’esistenza dei mistilingue e minaccia di ricorrere a Vienna per difendere la presunta sacralita’ dell’articolo 19 dello Statuto ogniqualvolta si propongono nuove metodologie didattiche. Ma allora sarebbe meglio starsene elegantemente zitti o fingere di parlare d’altro.

Bolzano, 15 settembre 2004.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 22 settembre 2004.