Sei scemo o mangi sassi

Sei scemo o mangi sassi?

Tertium non datur 1

La vita è un continuo flashback.

Mentre preparavo la maturita’ lessi un’affermazione del critico letterario Asor Rosa, il quale grosso modo sosteneva che il ragionamento dilemmatico, non concedendo altre ipotesi, e’ meccanicistico e, in fin dei conti, poco democratico. Asor Rosa faceva l’esempio del principio del cosiddetto “terzo escluso”, tipico della logica classica, secondo il quale tra il vero ed il falso non esistono posizioni intermedie.

Mi venne improvvisamente in mente il Walter, non Benjamin, ma un vecchio amico d’infanzia che in cortile si divertiva a mettere in imbarazzo i bambini (piu’ piccoli e tonti) chiedendo loro: “Sei scemo o mangi sassi?” Nessuno rispondeva “Sono scemo”, ma quando il poveretto di turno affermava di mangiare i sassi il bieco Walter sghignazzando diceva: “Allora sei scemo!”. Anch’io sono rimasto vittima dello scherzo crudele, e ricordo di avere chiesto, inutilmente, una terza alternativa. Ma Tertium non datur…

Pensando al tormentone di questi giorni relativo al referendum su Piazza della Vittoria/della Pace mi e’ venuto in mente il Walter e la sua continua richiesta che non lasciava via di scampo, perche’ la domanda non consentiva altre risposte oltre a quelle proposte dal cattivo burlone.

Da una parte c’e’ il capogruppo SVP del consiglio comunale di Bolzano Oswald Ellecosta, uno che da trent’anni colleziona una serie di vere perle dell’aneddotica locale della convivenza, come quella dello scorso anno, quando defini’ la consigliera comunale verde sudtirolese Rungger una ex sudtirolese, perche’ non SVP. Per ribadire il concetto che l’idiozia ed i “ragionamenti” dei nazionalisti sono uguali ovunque, ed e’ un vero peccato che siano espressi in lingue diverse, altrimenti scoppierebbe improvvisamente la pace, ricordiamo che, pochi anni prima, gli ex neo ora post fascisti dicevano che Viola era un ex italiano, perche’ auspicava una collaborazione con l’SVP.

Insieme a lui i rappresentanti politici della minoranza degli altoatesini che, con i voti dell’SVP determinanti nel ballottaggio, governano da anni la citta’. La stessa alleanza si ripropone da vent’anni, in maniera democraticamente grottesca, a livello provinciale, dove i tre assessori italiani scelti dall’SVP hanno complessivamente 8.435 preferenze, non hanno tutti insieme le preferenze dei leader dell’opposizione e sembrano avere interiorizzato lo slogan delle hotline erotiche passive che suggerisce “Ascolta, stai zitto e godi”.

Per spiegare cosa puo’ partorire nel settore culturale, dove si dovrebbero elaborare strategie comuni per la “cultura della convivenza”, questa alleanza fatta “in nome della convivenza e per spirito di servizio”, ma forse si dovrebbe dire “in nome della connivenza abilmente ti sevizio”, ricordo solamente un paio di cosette.

La nuova giunta comunale di Bolzano (2000-2005) non ha sdoppiato l’assessorato alla cultura, limitandosi, per ora, alla creazione di un ufficio per le associazioni tedesche ed un assessorato per i beni culturali, da affidare ad un tedesco. Fin qui nulla di male: si puo’ fare una buona politica culturale anche con due assessorati separati e/o si puo’ fare una pessima politica anche con un unico assessorato alla cultura. Quello che non risulta comprensibile e’ la scelta politica di fondo del centrosinistra italiano: di fronte alle dichiarazioni di Durnwalder che, durante le trattative per la formazione della giunta provinciale nel gennaio 1999, ha dichiarato che non erano ancora maturi i tempi per l’accorpamento dell’assessorato provinciale alla cultura italiana con quello tedesco, Ferretti, dopo avere patteggiato ed essere stato assegnato ai servizi sociali, ha preso piu’ volte posizione auspicando l’accorpamento dei due assessorati provinciali e Di Puppo ha ribadito la posizione del suo illustre e speriamo esemplare predecessore. Non capisco perche’ si stiano creando i presupposti per l’accorpamento dei due assessorati provinciali alla cultura e, contemporaneamente, per la divisione dell’assessorato comunale alla cultura di Bolzano, in una prospettiva dove gli altoatesini della provincia saranno concentrati a Bolzano, Merano e Laives. L’impressione e’ che qualcuno aspetti il momento opportuno per mettere insieme le volpi e le galline, in nome del valore universale della cultura o delle comuni origini territoriali tirolesi.

Come funziona attualmente la nomina dei componenti dei consigli di amministrazione e dei comitati scientifici nei musei provinciali? I partiti politici nominano i membri dei consigli di amministrazione, e questi nominano i membri dei comitati scientifici. La tradizione politica italiana vuole che la maggior parte dei componenti sia nominata ovviamente dai partiti di maggioranza, ma che una parte sia indicata dai partiti di opposizione. In Sudtirolo questa e’ considerata evidentemente un’inutile perdita di tempo, ed i partiti di giunta nominano tutti i componenti dei consigli, senza dare il minimo spazio all’opposizione. Se il consiglio di amministrazione ed il comitato scientifico sono costituiti ognuno da 8 persone, 6 sono tedeschi e 2 sono italiani. I 6 tedeschi sono nominati ovviamente dall’SVP, la quale da’ precise direttive sulla linea politico-culturale da seguire e puo’ scegliere anche tra persone che, seppur coccolate e viziate e spesso improponibili in altri ambiti territoriali non protetti come quello provinciale, a volte hanno delle buone idee e possono avere anche un cognome italiano, purche’ il nome sia in controtendenza. I 2 italiani se li spartiscono i tre assessori italiani che nominano quasi sempre persone che sembrano pescate direttamente dall’elenco telefonico o trovate nella scatola del Tide (ve lo ricordate?), generando continuamente quella spirale tra crisi della partecipazione politica, della rappresentativita’, della credibilita’ e della progettualita’ politica. Nominato il consiglio di amministrazione quest’ultimo nomina il comitato scientifico, ma li’, improvvisamente, si riscopre lo spirito unitario, e quindi non sono i 2 italiani del consiglio di amministrazione a nominare i 2 italiani del comitato scientifico, ma tutti e 8 i componenti del consiglio di amministrazione nominano i componenti del comitato scientifico. Il risultato puo’ essere che anche i componenti italiani se li sceglie l’SVP, come e’ accaduto recentemente al Museion.

Questa coalizione ha trovato dei buoni alleati nei Verdi che, pur quasi completamente esclusi dal business del potere locale, hanno deciso giustamente di combattere il nazionalismo del partito etnico italiano alleandosi assurdamente ed ingenuamente con il partito etnico tedesco, con il quale hanno stretto lo scorso anno un patto elettorale di doppia desistenza, insieme al centrosinistra italico, spacciato per accordo politico, conseguentemente al quale il deputato ed il senatore della circoscrizione a maggioranza italiana sono risultati i meno eletti dagli altoatesini. L’SVP ha ringraziato tutti ribadendo pochi mesi dopo che il censimento non si tocca, che le scuole bilingui non si faranno mai e che la toponomastica bilingue deve sparire.

Dall’altra parte la destra italica che, dopo avere lottato per anni contro il principio dell’autonomia, non contro lo spirito con il quale la DC e l’SVP l’hanno attuata; contro i tedeschi, non contro il partito etnico tedesco; contro il bilinguismo, non contro il patentino; contro la democrazia, non contro la degenerazione partitocratica; contro la Costituzione, non contro la sua mancata applicazione; ecc. ecc., e avere fortunatamente perso, ora dopo avere bevuto un paio di bicchieri di acqua Fiuggi si presenta come un partito di difesa etnica, democratico ed autonomista, esattamente come l’SVP, partito al quale e’ piu’ simile di quel che pensano i loro stessi esponenti. A parte le valutazioni sul passato, ovviamente.

Certamente la richiesta di Ellecosta puo’ suscitare diversi sentimenti.

Puo’ dargli ragione chi pensa che gli accordi politici vadano rispettati anche se siamo in Italia, dove gli accordi politici e le persone che li firmano spesso non vengono rispettati, e che la convivenza nelle zone di confine richieda continuamente una sensibilita’ particolare nei confronti dei sentimenti nazionali, non solo del proprio sentimento nazionale, e quindi sostiene che mantenere l’intitolazione di una piazza alla vittoria di uno dei gruppi coesistenti, coincidente con la sconfitta dell’altro, sia un motivo di scontento per una parte della popolazione, nel caso specifico quella parte che e’ minoranza nazionale, maggioranza provinciale, minoranza comunale.

Puo’ dargli torto chi pensa che in politica vince la maggioranza e quindi e’ giusto difendere nella citta’ di Bolzano, l’unica a maggioranza italiana dell’intera provincia, la piazza ed il monumento che sono sempre stati considerati i simboli dell’italianita’ e degli italiani, perche’ in questa terra l’italianizzazione e la fascistizzazione sono stati fenomeni coevi e correlati, con la creazione di simboli potenti anche se fasulli, come gli ossari nelle zone di confine, e crede che il cambiamento dell’intitolazione della piazza o la modifica del monumento sia un motivo di scontento per una parte della popolazione, nel caso specifico quella parte che e’ maggioranza nazionale, minoranza provinciale, maggioranza comunale.

Puo’ dargli contemporaneamente torto e ragione chi pensa che certe proposte, di per se’ giuste, debbano essere pienamente condivise; che non si possa rivendicare il diritto alla tutela delle minoranze per poi governare usando solamente la forza dei numeri, come accade spesso in Provincia ed in provincia, anche da parte di sindaci della Bassa Atesina che proprio leggendo il proprio cognome ogni volta che firmano le delibere con le quali cancellano la toponomastica italiana dovrebbero ricordare le proprie origini e rispettare quella parte della popolazione che, pur con le stesse origini, ha fatto scelte politiche e culturali diverse, perche’ le identita’ collettive di carattere nazionale non sono dati biologici ma continue scelte politiche e culturali, piu’ o meno coerenti e/o convenienti.

Se la vittoria degli uni coincide con la sconfitta degli altri, scelte di questo tipo o cambiamenti radicali delle regole del gioco si possono fare solamente nelle situazioni di parita’, di equilibrio dei poteri, di pari dignita’ tra i gruppi. Oppure vanno prese come atti si’ unilaterali, ma di disarmo, non di aggressione e imposizione, e sarebbe auspicabile una presa di coscienza da parte degli altoatesini dell’assurdita’ della maggior parte della toponomastica italiana e del fatto che alcuni nomi di strade possono offendere la sensibilita’ nazionale dei sudtirolesi, come sarebbe auspicabile una presa di coscienza da parte dei sudtirolesi del fatto che la tutela delle minoranze dovrebbe accompagnarsi continuamente con la valorizzazione di tutte le minoranze, anche di quelle locali nazionalmente maggioritarie, della democrazia e dell’autonomia progressiva.

Chi ha sempre voluto imporre esclusivamente i propri simboli, non accanto ma al posto degli altri, pensando che sui pennoni ci sia posto solamente per una bandiera, la propria; che sui cartelli ci sia posto solamente per una toponomastica, la propria; che l’unico ente sovrano debba essere quello dove un gruppo e’ maggioritario, il proprio, alimentando un nazionalismo reciproco e diffusissimo nonostante l’opulenza, nega non solo il passato ma anche il presente ed il futuro di questo territorio.

In un’epoca nella quale non piu’ la nazione ma la rivendicazione del diritto di autodeterminazione degli stili di vita e’ il vero “plebiscito di ogni giorno”, la nostra autonomia e la sua ricchezza deve moltiplicare le opportunita’, non semplificare la complessita’.

Se domenica vincera’ il si’ ed il partito etnico italiano, allora la situazione tornera’ indietro di decenni per quanto riguarda i rapporti tra i gruppi, perche’ vincera’ la logica di chi rimpiange l’epoca in cui i fascisti platealmente prima ed i democristiani subdolamente poi hanno cercato di togliere il potere e anche la dignita’ ai sudtirolesi. Come dire: “Sono scemo e me ne vanto”.

Se vincera’ il no ed il partito etnico tedesco, allora la situazione proseguira’ cosi’ come e’ andata negli ultimi trent’anni, nei quali possiamo contare 30.000 altoatesini in meno, ma soprattutto una concezione sempre etnocentrica e spesso antidemocratica dell’autonomia, che non prevede e tollera i mistilingui, le scuole bilingui, una mentalita’ non etnica. Una concezione dell’autonomia come risarcimento dei danni subiti precedentemente, etnica e non territoriale. Incassato quest’altro assegno, l’SVP presentera’ all’incasso la cambiale, gia’ firmata, della toponomastica, che prevede l’eliminazione del 90% dei toponimi italiani, sicuramente inventati, ma altrettanto sicuramente oramai familiari per gran parte della popolazione. Come dire: “Mangio i sassi e son contento”.

Mi viene sempre in mente il Walter, ragazzino manesco con difficolta’ nella socializzazione, che da grande ha avuto problemi con l’alcol e la giustizia, che diceva: “Sei scemo o mangi sassi?”

Ma Tertium non datur…?

La vita e’ un continuo flashback.

Bolzano, 3 ottobre 2002.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 3 ottobre 2002.