Il censimento spiegato a mio figlio

Il censimento spiegato a mio figlio 1

I bambini spesso pongono domande inattese ed a volte imbarazzanti e gli adolescenti ti stupiscono sempre quando alternano atteggiamenti infantili a domande sui massimi sistemi.

Anche per questo motivo i libri di Fernando Savater “Etica per un figlio” e “Politica per un figlio”, pubblicati nei primi anni Novanta da Laterza, risultano utili oltre che di piacevole lettura, essendo al tempo stesso semplici e profondi.

Nell’introduzione ad “Etica per un figlio” si legge semplicemente che “non e’ vero che un’etica laica, senza assoluti e senza miti, non puo’ fornire modelli educativi e politici efficaci. La moralita’ risulta soprattutto caratterizzata come autonomia, capacita’ di non sottomettersi, amore di se’ nel senso migliore, non egoista, del termine”.

Quando ho cominciato ad interessarmi di censimenti in territori plurilingui, dal punto di vista storico e politico, alla fine degli anni Settanta, il 2° Statuto era stato emanato da poco meno di 10 anni, e le norme di attuazione sulla proporzionale ed il bilinguismo erano ancora fresche. Era senz’altro giusto risarcire i sudtirolesi dall’espulsione dalle amministrazioni pubbliche perpetrata durante il fascismo e continuata durante la prima autonomia, gestita dallo Stato e dalla Regione trentino-democristiana. La norma avrebbe dovuto avere carattere risarcitorio e transitorio, altrimenti si sarebbe trasformata in uno strumento discriminatorio ed assimilatorio degli altoatesini, minoranza locale, sosteneva il socialista Ballardini negli anni Sessanta. Alla fine degli anni Settanta uscirono due interessanti volumi di studi sociologici, curati da Flavia Pristinger e da Sabino Acquaviva. Nel primo si mettevano in evidenza la peculiarita’ ed i rischi della divisione etnica del lavoro e del territorio in Sudtirolo. Nel secondo, analizzato lo Statuto che prevedeva il passaggio delle competenze dallo Stato italiano e dalla Regione trentina alla Provincia a maggioranza tedesca, l’autore, conoscendo lo stile italico e quello teutonico, preconizzava una inevitabile assimilazione della minoranza locale di lingua italiana in pochi decenni, conseguente all’applicazione della proporzionale combinata con la dichiarazione etnica decennale che avrebbe indotto i mistilingui e gli italiani bilingui a dichiararsi tedeschi, e consigliava, per evitare cio’, la creazione di due cantoni nella provincia di Bolzano, trasferendo e concentrando a sud tutti gli altoatesini ed a nord i sudtirolesi. Le critiche si concentrarono sulla prognosi e la terapia d’urto proposta, ma nessun politico prese in considerazione la diagnosi della realta’, riconfermata pochi anni dopo dal libro di Vassalli e, negli anni successivi, dalla realta’ dei fatti, che ha portato la maggior parte degli altoatesini nel vicolo cieco del voto ex neo ora post fascista.

All’epoca il mio interesse alla questione era tutto scientifico e politico, e mai avrei pensato che in seguito avrei dovuto affrontare personalmente la questione dell’educazione dei bambini mistilingui, orrido termine che significa bambini nati da coppie bilingui. Comunque giuro che non l’ho fatto apposta.

Poi ti trovi con un bambino che cresce considerando naturale rivolgersi in una lingua ad un genitore ed in un’altra lingua all’altro – e se i nonni parlassero altre lingue invece che i dialetti parlerebbero anche quelle -, ma ti sembra lontano il giorno in cui dovrai scegliere in quale asilo iscriverlo, e ritieni ingenuamente che la politica non potra’ fingere all’infinito che il problema non sussista solamente perche’ l’accordo spartitorio tra SVP e DC prevedeva questo patto, vuoi perche’ la societa’ cambia, vuoi perche’ uno dei contraenti e’ politicamente deceduto. Poi ti trovi ad iscrivere il pupo all’asilo nido e quando ti chiedono che lingua parla ti metti a ridere con la maestra, e capisci che nessuno in realta’ crede a questa finzione, che pero’ funziona benissimo se la paragoni alla realta’ italiana, soprattutto in termini di risorse, e non pensi alle potenzialita’ sprecate.

Dovendo scegliere una scuola elementare monolingue, cerchi di bilanciare l’educazione iscrivendolo ad associazioni sportive dell’altro gruppo e verifichi che le famiglie bilingui ed i loro figli sono come i cellulari dual band che si collegano con la rete che funziona meglio, perche’ e’ vero che qui e’ tutto doppio, ma non tutto funziona allo stesso modo, e questo e’ uno dei motivi dell’antiautonomismo degli altoatesini.

Negli anni Ottanta circolava una barzelletta che spiegava benissimo la situazione. La storiella narrava di Magnago & Benedikter che finiscono all’inferno e, stupiti, si rendono conto che anche l’inferno e’ diviso in due parti: quella per gli italiani e quella per i tedeschi. Chieste al diavolo informazioni, questi risponde loro dicendo che nell’inferno degli italiani i dannati sono costretti a rimanere nel fango fino al collo, quindi devono uscire e spaccare le pietre per poi subire delle torture con le scosse elettriche, ecc., ed in quello per i tedeschi il trattamento e’ identico. “Comunque – dice il diavolo – io vi consiglio di andare in quello italiano”. “Per quale motivo, visto che sono identici?”, chiedono i due supereroi della popolazione sudtirolese. “Perche’ in quello degli italiani si sta meglio: una volta manca il fango, un’altra volta mancano le pietre, l’impianto elettrico non funziona da anni…”

Ricordate lo stile narrativo di Giorgio Gaber che, negli impegnatissimi anni Settanta, per ribadire il concetto tuttora attuale della differenza di classe raccontava la storia del “Signor G”?

Il figlio del ricco diceva: “Ieri mio padre mi ha portato sulla collina e, indicandomi una tenuta meravigliosa ed una fabbrica sullo sfondo mi disse: Guarda, tutto questo un giorno sara’ tuo”.

Il figlio del povero diceva: “Ieri mio padre mi ha portato sulla collina e, indicandomi una tenuta meravigliosa ed una fabbrica sullo sfondo mi disse: Guarda. E basta.”

Per spiegare a mio figlio cosa significa essere italiano o tedesco in Sudtirolo nell’epoca del secondo statuto, attuato spesso con una logica revanchista, potrei accompagnarlo in via Diaz, di fronte alla Biblioteca provinciale in lingua tedesca, nelle cui sale il poverino ha trascorso lunghe ore della prima infanzia addormentato in carrozzino, e dirgli: “Guarda. Alla tua destra c’e’ la Biblioteca provinciale in lingua tedesca. Alla tua sinistra c’e’ la Biblioteca provinciale in lingua italiana.” Ma il bambino, che non e’ poi cosi’ tonto, mi farebbe notare che a sinistra non c’e’ la Biblioteca provinciale di lingua italiana, ma solamente l’edificio che, stando agli accordi politici del secolo scorso, dopo avere trasferito l’Istituto magistrale italiano temporaneamente nella zona industriale ed in futuro al bivio Merano-Mendola, dovrebbe ospitare l’istituenda biblioteca. E gli direi: “Scegli liberamente”.

Poi potrei ricordargli com’era l’edificio ex Gil di Ponte Druso qualche anno or sono, quando, fatiscente dopo anni di gestione statale democristiana che meriterebbe una approfondita ricerca storica e giudiziaria perche’ emblematica, ospitava il Centro di tutela degli animali, l’Istituto Pedagogico italiano, nelle cui sale il poverino ha trascorso lunghe ore della prima infanzia addormentato in carrozzino, ed alcuni extracomunitari disperati, e mostrargli l’edificio com’e’ ora, destinato a diventare la lussuosissima sede dell’Accademia Europea – realizzata, come dice Zeller, per pubblicizzare l’esempio sudtirolese nel mondo – che, come tutte le istituzioni emanate dalla Provincia, e’ “Alles gut. Alles in deutscher Hand”. E gli direi: “Scegli liberamente”.

Poi potrei accompagnarlo a vedere le sedi dei partiti politici: la sede dell’SVP, che e’ grande e lussuosa, ma soprattutto e’ oramai il server di rete dell’amministrazione provinciale e di quasi tutte le amministrazioni comunali, e le sedi dei partiti italiani. Quelli che non hanno la sede presso una casella postale sono sempre chiuse, o frequentate da tristi figure che mi ricordano quei militari che continuavano a fare la guerra nel Vietnam dieci anni dopo che era finita, perche’ avevano perso il contatto con i comandi e con la truppa. E gli direi: “Scegli liberamente”.

Infine potrei fargli vedere le scuole italiane della periferia, che rimangono in funzione solamente perche’ ci sono iscritti i figli degli extracomunitari, e le scuole tedesche di tutta la provincia, dove, oltre ai tedeschi, ci sono tutti i bambini bilingui ed una buona parte dei bambini italiani che, seguendo anticipatamente le indicazioni dell’assessora alla scuola e l’esempio fulgido della sovrintendente scolastica – due che credono di essere Thelma & Louise avendo la stoffa di Gianni e Pinotto – hanno praticato da anni una total full immersion, visto che l’SVP non consente che gli italiani decidano autonomamente i propri percorsi scolastici. E gli direi: “Scegli liberamente”.

E mio figlio scegliera’ liberamente, come hanno fatto decine di migliaia di trentini immigrati nella Bassa atesina negli ultimi 150 anni, migliaia di italiani e tutti i mistilingui negli ultimi vent’anni sulla base delle chance di vita che questa dichiarazione, comunque falsa per uno come lui, gli potra’ offrire.

Non e’ il caso di condividere gli allarmismi degli ex fascisti, i quali, sostenendo che l’SVP intende cacciare tutti gli italiani dall’Alto Adige, dimostrano ancora una volta che e’ il nazionalismo piu’ che l’onanismo a rendere ciechi ed idioti. L’SVP non ha alcun interesse a cacciare tutti gli altoatesini dall’Alto Adige. Una presenza ridotta di altoatesini, con dei politici italiani cosi’ assolutamente inutili, come quelli del centrosinistra, o cosi’ dannosi, come quelli del centrodestra, risulta utile e risultera’ indispensabile nei prossimi anni per motivare l’autonomia provinciale, con i suoi finanziamenti e le sue competenze, con Roma e con Bruxelles, come i ladini veri e quelli in via di costruzione del Trentino per i trentini.

La vecchia proposta di Acquaviva di creare cantoni etnici o la proposta di fissare definitivamente la proporzionale sui dati del censimento del 1971 riflettono una concezione biologica e non culturale dei gruppi etnici e statica della societa’, con alcune norme un tempo importanti ma ora obsolete, che era funzionale ad una forma di rappresentanza politica nelle forme di grossi partiti di raccolta etnici. Con una sostanziale differenza: mentre l’SVP e’ riuscita a trasformarsi nel corso del tempo da partito di giusta difesa e di giusta lotta a partito di governo non sempre giusto, la DC altoatesina, a differenza di quella trentina, non ha saputo sfruttare le rendite di posizione che lo Stato, la Regione e lo scambio politico gli potevano offrire.

Il declino quantitativo ma soprattutto qualitativo degli altoatesini sara’ inevitabile continuando a condividere questa logica. I primi passi del nuovo governo di centrodestra hanno dimostrato una sostanziale continuita’ con quello precedente per quanto riguarda la priorita’ dei governi nazionali di mantenere soprattutto, e per certi aspetti giustamente, un buon rapporto con il partito che rappresenta la maggioranza assoluta dei sudtirolesi.

Oppure, partendo dalla situazione contraddittoria dei bilingui, dalla nuova realta’ degli immigrati e dalle nuove indicazioni che la Comunita’ europea ci suggerisce continuamente, la facciamo finita con questa ricca finzione e ci inventiamo, insieme, senza essere spalleggiati dallo Stato e dai suoi equilibri etnici e politici, ma senza essere subordinati alla Provincia e dai suoi equilibri etnici e politici, un nuovo criterio di spartizione delle risorse che superi la proporzionale; un nuovo sistema scolastico nel quale ogni gruppo possa decidere autonomamente cosa e come imparare a vivere ed a convivere, studiando le diverse lingue e culture; un nuovo patriottismo costituzionale basato non sul sangue e sul suolo ma sulle liberta’ dei diritti civili individuali, perche’, come dicevano i libertari, “la patria e’ li’ dove si sta bene”, oppure, come dicevano le innamorate “dove c’e’ Gigi, li’ c’e’ Parigi”.

Il 25 settembre la sempreverde Cristine Kuri, che probabilmente era sovrappensiero questa primavera durante la campagna elettorale e non si era accorta che la stava facendo insieme all’SVP ed alla DC, ricordando improvvisamente gli ideali giovanili ha presentato una bella mozione nel Consiglio provinciale, nella quale, riprendendo alcuni elementi dell’analisi di Convivia che hanno portato al disegno di legge presentato da Boato e Frattini ed alla mozione approvata dal Consiglio comunale di Bolzano, si chiedeva di rendere compatibile, con la dichiarazione anonima per tutti e quella nominativa solamente per quel 10% della popolazione che l’utilizza, il censimento etnico con la nuova situazione di fatto e di diritto che si e’ sviluppata negli ultimi anni: la privacy, il diritto alla tutela delle minoranze che non deve tramutarsi in obbligo, il riconoscimento dei bilingui e dei nuovi abitanti sudtirolesi, ecc., senza mettere assolutamente in discussione la proporzionale, non per distruggere l’autonomia ma per migliorarla 30 anni dopo la sua giusta emanazione, perche’ se e’ giusto che l’autonomia sia dinamica, anche il censimento deve essere dinamico.

Al momento del voto il centrosinistra italico, compresa la sua collega di partito, e’ uscito di soppiatto dall’aula, come spesso accade quando si tratta di discutere mozioni di estremo buon senso ma sgradite ai talebani dell’SVP e come forse un giorno capitera’ ai rappresentanti talebani del centrodestra qualora entrassero in giunta provinciale. Solamente Cigolla e’ rimasto, forse perche’ non invitato a bersi l’aperitivo alla buvette, ed ha votato. Come l’SVP.

Nell’introduzione ad “Etica per un figlio” si legge semplicemente che “non e’ vero che un’etica laica, senza assoluti e senza miti, non puo’ fornire modelli educativi e politici efficaci. La moralita’ risulta soprattutto caratterizzata come autonomia, capacita’ di non sottomettersi, amore di se’ nel senso migliore, non egoista, del termine”.

Bolzano, 6 ottobre 2001. Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 13 ottobre 2001.