Durnwalder, chi può dargli torto?

Durnwalder: chi puo’ dargli torto? 1

Il capo assoluto ha sessant’anni suonati, ma i veri suonati sono gli altri.

Mentre Magnago & Benedikter strappavano competenze e finanziamenti a Roma, gli altri suonati di sinistra discutevano di convivenza, autonomia, democrazia, imperialismo, Vietnam, Cina e Cecoslovacchia; i suonati del centro tentavano di scimmiottare l’SVP per diventare il partito di raccolta degli italiani; i suonati di destra dicevano che per difendersi dai tedeschi era necessario anche ignorare la lingua parlata dalla maggior parte della popolazione locale, e da 80 milioni di europei, oltre ad essere ovviamente contrari all’autonomia.

Nel frattempo e’ crollato fortunatamente il Muro di Berlino, ma sfortunatamente anche gli ideali di una societa’ piu’ giusta; la Bolognina, Tangentopoli e Fiuggi hanno portato i maggiori partiti italiani a cambiare pelle, o a dover cambiare pelle; la crisi dello stato italiano conseguente a Tangentopoli ha portato a spinte etnofederaliste. Mentre una volta chiunque poteva dichiararsi comunista o fascista e fare politica per decenni sapendo benissimo che sarebbe sempre stato all’opposizione, convinto comunque delle proprie idee, la “fine delle ideologie”, la piu’ grande vittoria del capitalismo degli ultimi due secoli, ha convinto tutti che il capitalismo, con tutti i suoi limiti, e’ l’unico sistema possibile, e oramai chi “si mette in politica” punta solamente al governo, perche’ all’opposizione non solo “non c’e’ trippa per i gatti”, ma sembra non esserci alcuno spazio politico. E tutti a puntare “al centro” ed al rapporto con il territorio, e tutti a rivendicare autonomia territoriale ed etnica, competenze e finanziamenti “dall’alto”, in base al principio di sussidiarieta’, per poi negarli agli altri, “al basso”, in base alla “necessita’ di governare con scelte di governo complessive una societa’ sempre piu’ complessa.”

E Lui(s), e l’SVP, a godersela tutta, ricordando che loro queste cose le dicono da oltre 50 anni: “Dateci competenze e soldi, sempre maggiori e sempre di piu’, e lasciateci in pace.” Non e’ un caso se l’SVP e gli altri partiti etnici sono gli unici partiti d’Italia, ma non direi italiani, che non hanno avuto la necessita’ di cambiare il loro nome. E chi puo’ dargli torto?

Lui(s), ma sarebbe il caso di chiamarlo Lui($), ha gia’ ricoperto 3 mandati ed ha gia’ annunciato che ne intende svolgere un quarto. In questo ventennio l’ingordigia e la miopia dei democristiani trentini e altoatesini, unita ad una assoluta incapacita’ progettuale, ha portato Lui($) a diventare l’unico politico di riferimento a livello regionale. Il karakiri politico e culturale dell’opposizione di sinistra, con il suo ingresso nella maggioranza che non ha portato ad alcun cambiamento politico reale, ma ha solamente risolto problemi personali di ex militanti ora neoassessori, che dietro le loro scrivanie dovrebbero apporre il cartello con la scritta “Qui non si fa politica” di mussoliniana memoria, continua ad alimentare il consenso elettorale degli altoatesini alla destra. L’antiautonomismo della destra locale, che per decenni si e’ opposta per principio a qualunque delega da parte dello Stato o della Regione alla Provincia, con una politica che e’ opposta a quella portata avanti dai loro colleghi delle altre regioni dell’Italia settentrionale, ha portato gli altoatesini in un vicolo cieco.

E Lui($), tranquillo, con una concorrenza cosi’ idiota, con dei politici italiani cosi’ assolutamente inutili, come quelli del centrosinistra, o cosi’ dannosi, come quelli del centrodestra, risulta perfino rassicurante. E chi puo’ dargli torto?

I Verdi invece, che hanno iniziato la loro attivita’ politica alla fine degli anni Settanta paragonando il Sudtirolo al Sudafrica, dicendo che qui vigeva un regime di apartheid, ed ora invitano i propri elettori a votare i candidati SVP e DC “per il futuro di questa terra”, sono oramai allo sbando. Il leader dei verdi locali Messner, il “re degli 8.000” (metri), dopo avere detto “se fossi italiano voterei per Viola”, dichiarando in questo modo di subordinare le scelte politiche all’appartenenza etnica, quanto di meno langeriano possa dire un politico, ha detto che Durnwalder, il “re degli 8.000” (miliardi), era l’erede spirituale di Langer, forse un po’ meno idealista, ma sicuramente piu’ pragmatico, e per questo ancor piu’ utile dal punto di vista politico e sociale, e mecenate quasi unico anche nel settore importantissimo dei musei. In una recente intervista ha auspicato una riforma della legge elettorale che consenta l’elezione diretta del presidente della giunta provinciale, consentendo in questo modo ad almeno 50.000 altoatesini di votare per il paro’n del maso senza votare necessariamente per l’SVP, portando in questo modo le preferenze del boss da 100.000 a 150.000, per dargli piu’ potere personale, senza obbligarlo a mediare continuamente con il partito. Il suo, ovviamente. Nel 1984, intervistato da Sebastiano Vassalli, riferendosi al clima politico sudtirolese, Messner disse: “Se il Sud Tirolo diventasse indipendente ora, io probabilmente verrei ucciso.” (vedi: Sangue e suolo, Einaudi, 1985, pag. 93). O sbagliava allora o sbaglia ora, o forse sbagliava e sbaglia tuttora, visto che in Sudtirolo non abbiamo certamente bisogno di un uomo forte, un partito forte ed un gruppo etnico forte, ma di piu’ politici credibili, piu’ partiti e movimenti d’opinione seri e piu’ gruppi sempre meno etnici e sempre piu’ interetnici, in una prospettiva seria di autonomia sempre meno etnica e sempre piu’ territoriale.

E Lui($), sornione, se la ride. E chi puo’ dargli torto?

La personalizzazione della politica all’interno del partito unico del gruppo etnico di maggioranza e’ sempre pericolosa. Il boss e’ un maschio, tedesco, sessantenne, di destra, ma potrebbe essere anche una donna, italiana, quarantenne, di sinistra, potrebbe essere anche mia sorella, ma sarebbe ugualmente pericolosa.

Il populismo etnico del capo e’ senza limiti, come le assolute nullita’ dei membri, e non solo, della sua giunta. Venerdi’ scorso Bapsi, che pensava di essere la reincarnazione di Lady D ed invece era solamente una povera mucca pazza, e’ risultata positiva alle analisi di laboratorio come Pantani lo scorso anno al Giro. Domenica, di buon mattino, il capo e la sua donna, che pensava di essere la reincarnazione di Lady D, si sono presentati al maso in Val Ridanna ed hanno fatto un sopralluogo. Lunedi’ in giunta Lui($), e’ stato chiaro: “Quel contadino, con la sua azienda e le sue 40 mucche, rappresenta il prototipo del contadino sudtirolese, attaccato alla sua terra ed al suo lavoro, e noi, in caso di conferma delle analisi, gli risarciremo 150 milioni per i mancati redditi”, sintetizzava il servizievole servizio televisivo mostrando il faccione del Kapo e le immagini del maso in stile hollywoodiano. Pensate se lo avesse detto il governatore leghista/etnofederalista del Veneto a proposito di un contadino della Serenissima: la destra lo avrebbe osannato per l’azione di difesa della razza, quella Simmenthal della mucca e quella Veneta della gente, e la sinistra avrebbe ricordato, giustamente, i pericoli del populismo etnico. Qui al paese la sinistra se ne sta zitta, da quando e’ al governo, mentre la destra, che per anni ha urlato anche senza validi motivi, ora se ne sta zitta in attesa di andare al governo. Altro che autonomia incompiuta e autonomia etnica che non si trasforma in autonomia territoriale!

E Lui($), sornione, se la spassa. E chi puo’ dargli torto?

Il servilismo dei mass media nei $uoi confronti e’ paragonabile a quello di alcuni staterelli sudamericani. La stampa tedesca e’ tutta nelle mani di Ebner, che alcune volte cerca di differenziarsi dal Kapo’, ma in ogni caso sia la stampa tedesca che quella italiana prima di pubblicare qualcosa sembra pensare inconsciamente: “Cosa penserebbe Lui($) in questo momento?” E’ successo cosi’ in occasione della sua separazione dalla moglie, di cui tutti erano al corrente ma che nessuno osava rendere pubblica; e’ accaduto nuovamente in luglio, in occasione di un terremoto che se avesse avuto l’epicentro 10 km. piu’ ad est avrebbe raso al suolo la citta’ di Merano. I mass media titolavano con questa sequenza: “Terremoto in Alto Adige. Due morti. Heike Mueller cade da cavallo”.

La bella Heike oramai e’ una first lady. Dopo avere montato una potente moto BMW e dei non impotenti yuppie sudtirolesi, ha deciso di montare l’onnipotente capo indiscusso dei sudtirolesi, che come esperienza deve essere paragonabile ad un mistico che si porta a letto madre Teresa di Calcutta, o ad uno con la fissa delle svedesi che si fa una storia con la regina di Svezia, o ad uno che stravede per la Gran Bretagna che riesce ad avere una storia intensa, anche se immaginiamo breve, con la regina madre. Niente di paragonabile all’ex moglie che lo ha accompagnato in silenzio e nell’ombra nei decenni precedenti, la quale, in un’intervista pubblicata in un libro che raccoglie testimonianze di donne sudtirolesi vissute nell’ombra, ricorda con affetto l’ex marito ed afferma che, da quando si e’ rifatta una nuova vita sentimentale, si e’ liberata dall’asma che per decenni l’aveva attanagliata. Che fosse d’origine psicosomatica?

E Lui($), sornione, se la gode. E chi puo’ dargli torto?

E’ il migliore, sicuramente, ma al paese dei ciechi l’orbo ci vede benissimo!

Si confronta solo quando e’ sicuro di vincere, e qui al paese si vince facilmente.

Si fa fotografare vicino a Kofler, per sembrare il piu’ magro; si avvicina a von Egen e Pahl, per sembrare il piu’ virile; si accosta ad Atz, per sembrare il meno razzista e quasi femminista.

Poi, per esagerare, si avvicina alla rappresentanza italiana della giunta provinciale.

Si fa fotografare vicino alla Gnecchi, per sembrare il piu’ alto ed il piu’ sexy e per ricordarle che forse un giorno si fara’ anche la scuola bilingue, ma sara’ Lui($) a deciderlo, come e’ accaduto per l’Universita’. Si avvicina a Cigolla per sembrare Umberto Eco e per ricordargli che il problema dell’edilizia sociale non l’ha risolto Lui(gi), ma l’ex cassiera della macelleria di Lana che Lui($) ha piazzato a dirigere l’Ipes. Si accosta al vicepresidente italiano della giunta provinciale – quello che potrebbe presiedere la giunta solamente in caso di morte improvvisa e congiunta del presidente tedesco e del vicepresidente tedesco e se cio’ avvenisse di martedi’ li rimpiazzerebbero fortunatamente in tempo per evitare che possa presiedere la riunione di giunta del lunedi’ successivo – e, brandendo la penna come una spada, chiede: “Chi tra noi due e’ Zorro? Chi il sergente Garcia?” E noi, che pur non l’abbiamo mai visto tirare di scherma, pensando all’accostamento strabiliante tra la massa fisica e quella cerebrale del sergente, che risulta anche simpatico quando pensa di essere importante ed intelligente nel ruolo che altri gli hanno affibbiato proprio per questo, rispondiamo all’unisono: “Tu Lui($), sicuramente Tu sei Zorro, quell’altro non puo’ che essere il sergente Garcia!”

Ed in caso di mugugni sussurrati da conigli che pensano di ruggire, il mitico Landeshauptmann, il “presidente di tutti” (quelli che la pensano come Lui($)), potrebbe sempre ricordare loro che, tutti insieme, non hanno i voti di AN, che oramai l’SVP ha piu’ voti italiani di ognuno di loro, e che quindi non s’azzardino a dire qualcosa, perche’ a questo mondo c’e’ chi e’ pagato per pensare, parlare e fare e chi e’ pagato per pensare ai fatti propri, stare zitto e non fare niente, che e’ meglio cosi’ per tutti.

E chi puo’ dargli torto?

Forse sarebbe il caso di cercare qualcuno in grado di dargli torto, ma senza fare torti.

Auguri presidente. Altri sessanta di questi anni, altri alleati politici cosi’ servi-sciocchi, altri oppositori politici cosi’ idioti, un altro stato come quello italiano ed altri partner come quelli trentini. Salutami Heike e goditela.

Bolzano, 22 settembre 2001.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 23 settembre 2001.